Vitorchiano è un piccolo borgo medievale nella Tuscia, adagiato su un banco di roccia a strapiombo sui fossi profondi scavati dai fiumi. Le sue abitazioni sembrano un tutt’uno con lo sperone roccioso che le sostiene, tanto da essere stato soprannominato il Borgo sospeso.
Caratteristici elementi architettonici sono i Profferli, costituiti da una scala a una sola rampa che corre lungo la facciata dell’edificio. In cima alla scala una piccola loggia che precede la porta di ingresso dell’abitazione.
Tutti gli edifici dell’antica Vitorchiano, le piazzette, i vicoli, i palazzi con le scale esterne, i balconi e gli archi, sono di pietra scura, grigia. È il peperino, la tipica pietra locale che regala un colore inconfondibile al borgo. Mario Monicelli lo scelse proprio per le sue tinte grigiastre per girare alcune scene de “L’armata Brancaleone”, pellicola del 1966 magistralmente interpretata da un visionario Gassman, Volontè e una giovanissima Catherine Spaak.
Passeggiando per le vie del borgo con il naso all’insù può capitare di vedere ricorrente l’iscrizione SPQR, lo stemma di Roma, in numerose facciate di antiche case, inciso sulle architravi di porte e finestre del Palazzo Comunale e addirittura sulla torre d’ingresso al paese. Che cosa sta a indicare questo particolare curioso? Si tratta di una chiara testimonianza del legame speciale che unisce Vitorchiano alla città di Roma. Un legame che nasce nel lontano 1201, quando il borgo, per liberarsi dall’influenza della potente e vicina Viterbo, decise di diventare feudo di Roma. Il Senato Romano nominò in quell’occasione Vitorchiano “Terra Fedelissima all’Urbe”.
Un’altra vicenda, assai più antica, unisce Vitorchiano alla città di Roma. E’ la leggenda del giovane Marzio, il pastorello di Vitorchiano raffigurato in una scultura in peperino posta in piazza Umberto I all’ingresso del borgo.
Da non perdere la visita al Palazzo Comunale, custode di importanti documenti d’archivio, e alle belle Case di pietra del Podestà, del Rabbino, a indicare le presenza in passato anche di una comunità ebraica, di Santa Rosa, la patrona di Viterbo che qui fu esiliata nel 1250, e alla cosiddetta ‘Casa della Strega’.
Pochi sanno che a Vitorchiano si trova l’unico Moai esistente fuori dall’Isola di Pasqua. Perfetta riproduzione degli originali, il monolite è stato realizzato da 11 indigeni Maori, utilizzando il peperino, la pietra vulcanica tipica dei Cimini, straordinariamente simile alla pietra di Rapa Nui. La statua, alta 6 metri, a sembianza umana, da lontano protegge il borgo viterbese e i suoi abitanti.
Il territorio circostante ha caratteristiche uniche che ne fanno l’habitat favorevole per animali selvatici come volpi, faine, donnole, falchi, civette, lepri e cinghiali. La flora è ricca di splendidi fiori e frutti selvatici, funghi porcini, castagne e nocciole.
Da non perdere le feste tradizionali che animano il borgo. Peperino in Fiore colora strade e case con i fiori all’inizio di giugno mentre la Sagra del Cavatello si scatena ad agosto con un trionfo di pasta acqua e farina con sugo al finocchio.
Vitorchiano è uno dei Borghi più Belli d’Italia nel Lazio ed è un borgo Bandiera Arancione, prestigioso riconoscimento assegnato dal Touring Club Italiano per la qualità dello sviluppo turistico-ambientale.